Il Cammino del Fuoco

“Io posso permettermi di prendere le cose con calma perché sono passato attraverso il fuoco. Non è lontano dal fuoco che puoi trovare la calma, ma dentro ad esso”.
(Bob Marley)

Il Fuoco è da sempre un elemento strettamente connesso all’umanità, altamente considerato e riverito in senso sociale, culturale e spirituale. L’abilità di domarlo e manipolarlo è universalmente riconosciuta come una delle conquiste principali che hanno guidato l’Uomo dalla dimensione selvaggia a quella civile, da quella preistorica a quella storica, da quella animale a quella umana.

Nella stragrande maggioranza delle culture umane, il Fuoco è l’elemento che maggiormente ricorre come simbolo e mezzo del rapporto con il Sacro: in tutti i templi che gli Uomini hanno costruito e custodito, sotto forma di Fiamma, Fulmine o Calore, presente o suggerito, esso è il simbolo del dialogo con il Divino e della sua presenza nel mondo naturale.
A partire dal substrato sciamanico delle culture ancestrali, dal Fuoco primordiale attorno a cui si riunivano le Tribù evocando miti e leggende, esso ha accompagnato l’evoluzione dell’Uomo come luogo centrale della comunità: non a caso, in italiano definiamo fuoco il centro di una circonferenza (o uno dei due di un ellisse), e attraverso il fuoco la capacità di concentrarsi su un oggetto (cfr. “focus”, “focalizzare” e “mettere a fuoco”).
Ancora oggi, non c’è luogo sacro che non ospiti candele, ceri, o fuochi veri e propri, concreti o simbolici; allo stesso modo, non c’è cerimonia che non sia collegata alla presenza del fuoco come catalizzatore e centro dell’esperienza.
Dalle sue manifestazioni transitorie – il Fulmine, la Scintilla, la Fiamma – a quella apparentemente immodificabili – il Sole e le Stelle – il Fuoco è l’elemento di trasformazione per eccellenza, e di comunione diretta con la Luce originaria.

Mentre nel contesto naturale il Fuoco può essere incontrollato, temibile e pericoloso, ed è infatti generalmente poco amato dagli animali selvatici, esso ha evoluto la propria capacità di consumare in quella di trasformare e modulare: da un carattere selvaggio e violento, ne ha sviluppato uno docile e creativo. Gli Antichi Greci avevano due parole per definirlo: nel primo caso era πῦρ (Pur), il fuoco che i latini definivano ignis, al suo stato naturale, grezzo e violento; nel secondo era φως (Fos), il focus latino, nel suo stato morbido, luminoso e benefico.

Nel cammino comune lungo il corso dell’evoluzione, l’Uomo ha potuto riconoscere questi due aspetti del Fuoco non solo nel mondo intorno a sé, e nelle manifestazioni socio-culturali, ma anche dentro di sé.

Sappiamo che tutta l’attività del Corpo umano, come di quello animale (ma anche quella dei minerali e dell’intero pianeta) prevede l’interazione elettrica e magnetica tra fluidi (gas e liquidi) e solidi (tessuti), la più semplice delle quali è l’attività elettrica del Sistema Nervoso: esso è letteralmente un sistema di conduzione per l’energia del Fulmine: non è sicuramente un caso che l’attività mentale sia in tutte le culture associata alla Luce e al Fuoco, e che una mente particolarmente acuta e libera sia definita con le caratteristiche della luminosità (brillante, chiara, illuminata, …).
Per la Medicina Tradizionale Cinese, l’elemento Fuoco governa ben quattro sistemi energetici del corpo: Cuore, Intestino Tenue, Triplice Riscaldatore (grossolanamente identificabile con la regione del Plesso Solare) e Maestro del Cuore (ovvero il Pericardio, la membrana sierosa che avvolge e protegge il Cuore). Tutte queste strutture corporee hanno a che fare con la capacità del sistema di trasformare, fornire e stimolare energia vitale, ognuna a suo modo.

La violenza o il potere creativo del Fuoco sono simbolici anche del nostro vissuto emozionale.
Ognuno di noi ha avuto esperienza del fuoco distruttivo dell’ira, ma non tutti l’abbiamo sperimentata nella sua forma di sano impeto che regoli un atto empio e ingiusto.
Molti sono gli episodi mitico-religiosi che raccontano queste differenze: basti pensare alla cacciata dei mercanti dal Tempio operata da Gesù (con tanto di frusta!), o alle figure mostruose a protezione e guardia dei templi in tutto il mondo, come il Pitone di Delfi o i bodhisattva tibetani armati di spade fiammeggianti.
Non è allora l’allontanarsi dalle cosiddette emozioni negative o violente la soluzione per raggiungere uno stato più luminoso e libero dalle loro catene, ma il fatto di imparare a domare il loro fuoco per usarlo quando ce n’è bisogno, per riscaldare e dare vita.

Il Fuoco era in antichità la prerogativa di molti spiriti e divinità legati alla guarigione, all’ispirazione e alla creazione.
Tra loro, di certo è utile citare il greco Apollo e la celtica Brigid: entrambi avevano caratteri legati al Fuoco e alla Luce, alla Guarigione e all’Arte, quella Poetica in particolare.
Brigid, la cui festa di Imbolc diventò la Candelora che ricorrerà tra pochi giorni (1 febbraio) era una Dea del Fuoco e dell’Acqua contemporaneamente protettrice dei Poeti, dei Fabbri e dei Guaritori; i Celti definivano l’Ispirazione “fuoco nella testa”, ed è curioso che lo stesso fenomeno sia riportato nei Vangeli nella narrazione della notte di Pentecoste, quando lo Spirito Divino discese sugli Apostoli dopo la Resurrezione, illuminandone le menti e sciogliendone le lingue.
È la capacità della nostra mente rischiarata e illuminata dal Fuoco a permetterci di vedere e sentire le relazioni e le connessioni che la percezione ordinaria non ci permette: in altre parole, di vedere e sentire la Poesia e la Bellezza intorno a noi, grazie al Fuoco trasformatore.

Il nostro Cuore, Imperatore del Corpo fisico-energetico per la Medicina Cinese, così come per l’Osteopatia e tutte le Medicine tradizionali del mondo, è il testimone delle nostre energie e del loro stato: quante e quali scorrono in noi in modo incontrollato e violento, e quante e quali sono invece ben modulate e incanalate?

Proviamo a metterci in ascolto del Cuore due volte al giorno, al mattino e a sera, per una settimana: quante volte, ponendo una mano sul nostro petto, lo sentiamo agitato, e quante volte in perfetta calma?
Quali emozioni ci comunica il suo continuo movimento, la sua danza ritmata nel centro del nostro corpo?
Quali ispirazioni ci comunica, illuminando la via da percorrere con gioia e coraggio?

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